Galliani

Il gioco dei Troni.

GAME OF THRONES

Cosa sta succedendo da queste parti? Campionato, cosa t’è successo? Ci eravamo abituati ai campionati scontati, all’Inter che perde contro l’ultima in classifica, alla Juve imbattibile, ad una classifica interessante solo per la lotta per l’Europa; in pratica ad un campionato “à la française, col Psg lì in cima e con il titolo cucito addosso per tutti gli anni a venire.
Ora, l’unica cosa rimasta di tutto ciò, dopo questa folle settimana, è solo l’Inter che perde contro l’ultima in classifica. Nostalgia canaglia.

Qualche giorno fa, leggendo un sito a tema romanticamente nerazzurro, mi fece sorridere un disperato commento di un utente sotto un articolo riguardante la striminzita vittoria dell’Inter contro la Sampdoria, che più o meno faceva così: « ‘sti cazzi, tanto mò resuscitiamo i morti com’è nostro solito». Indovinato. Azzeccato. Preciso. E non c’era nessun dubbio. Probabilmente il tifoso dell’Inter sarà pure un maledetto sognatore, ma, abituato fin dalla tenera età ad aprire gli occhi di fronte al crudele gioco del destino (ovvero il fallimento dei dettami di Walt Disney, di cui vi parlavo nel precedente articolo), è sicuramente il tifoso più autolesionista e lucido del panorama italico.
Ora Mazzarri che si inventerà? Non è forse un segno del destino il fatto che la sua squadra sia riuscita a far fare una doppietta a De Ceglie, il dandy dell’idroscalo, evento più unico che raro? Io penso di sì. Vedere giocare l’Inter di Walterone (ma anche quelle di Gasperini e Ranieri non ci scherzavano) è un calcio alle palle non solo per gli esteti, ma anche per il pubblico medio delle peggiori curve di Promozione. Lì almeno randellano, e pure col cuore.
Poveri milanesi dunque, che ospiteranno pure l’EXPO nel 2015, ma che devono subirsi questo orrido spettacolo, sia da parte nerazzurra, sia dalla parte rossonera. Perché è pur vero che almeno il Milan ha fatto le sue oneste partite, che Inzaghi ha trovato il ruolo giusto per Honda, che Torres non segnerà ma almeno fa vendere le magliette e fa arrapare le ragazzine. Ma è altrettanto vero che questo Milan alla fine non è tanto diverso da quello di Seedorf e dell’ultimo Allegri, che Galliani non ha capito che con le figurine ingiallite puoi prendere in giro i tifosi (e anche se stesso) fino ad un certo punto, che una squadra non si assembla come si faceva su Pes, che Mourinho non ti regala i giocatori perché vuole fare opere di bene. E intanto un Palermo tutto cuore sbanca San Siro e distrugge ogni certezza del Pippo Nazionale.
Dispiace tanto che nel palcoscenico dell’ormai ex Scala del Calcio debbano recitare attori così mediocri. Senza andare troppo indietro nel tempo, ricordo con nostalgia i derby di Shevchenko, Maldini, Pirlo, Vieri, Recoba, Toldo, Di Biagio, quella semifinale di Champions nel 2003 esaltante fino all’ultimo secondo, la consapevolezza di essere influenti in Europa… tutto dissolto come neve al sole.
Non c’è una squadra che si salvi dalla follia e dagli stravolgimenti che hanno permeato questa ultima settimana: come in una puntata di Game of Thrones (che non ho mai avuto il coraggio di vedere, ma che pare sia pieno di gente che pratica incesti e di protagonisti che muoiono a buffo), ci sono stati esaltanti colpi di scena, clamorosi tonfi, rigori sbagliati, risultati da quota 7,80 alla Snai, doppiette di De Ceglie, tap-in di Antonini, e chi più ne ha più ne metta.
Per farvi capire, non è per niente normale che la Sampdoria, ora sola e indisturbata al terzo posto (l’ennesimo miracolo di Siniša Mihajlovič), perda contro l’Inter che pochi giorni dopo sarà affossata dal Parma ultimo in classifica, e sempre qualche giorno dopo riesca a sfondare una Fiorentina in netto sprint agonistico; Fiorentina che, tanto per evidenziare l’assurdo, aveva in precedenza travolto la già citata Inter.

Pare che non ci siano più le mezze stagioni. E se questo ci fa rosicare perché siamo passati dalle maniche corte ai giubbottoni nel giro di un pomeriggio, è invece una benedizione per la spettacolarità del campionato.
Personalmente, mi sono esaltato tantissimo guardando Napoli-Roma: una partita con mille stracci di polemiche e odio addosso, blindata, tesa, nervosa, che s’è trasformata in uno spot per il calcio, almeno sul rettangolo di gioco. Spot che da una parte ha visto la Roma abbastanza spettatrice, ma dall’altra ha mostrato i meravigliosi attori di un Napoli offensivo e rapido, sciupone e baldanzoso, che si permette di fare una media di 15 tiri in porta a partita e di tenere Mertens in panchina, il tutto coadiuvato da un regista come Benitez che, con tutti i suoi difetti e la sua testardaggine, dalla cintola in su ci propone il calcio d’attacco più bello del campionato (insieme al buon vecchio Zeman, che però deve accontentarsi degli onesti Ibarbo e Sau). Perché, e non mi stancherò mai di ripeterlo, l’attacco del Napoli fa tremendamente paura quando gira, e se ai vari Higuain, Mertens, Hamsik, Callejon (permettetemi, che giocatore!) ci aggiungi un Insigne si mette a fare il Maradona, offrendoci la sua migliore partita al Napoli da un anno a questa parte, allora cade ogni fortino. Mostrate la partita contro l’Hellas a un demolitore e avrà già capito tutto quello che c’è da capire su come distruggere appieno qualcosa.

E veniamo agli Stark della situazione, ovvero le tante decantate capoliste che, una dopo l’altra, sono state brutalmente sconfitte all’improvviso, così, senza tante chiacchiere. Certo, con modalità molto diverse tra loro: la Roma è visibilmente calata nell’ultimo periodo (avrà influito la batosta di Champions?) ed ha perso contro un Napoli in stato di grazia, mentre la Juve del sempiterno Allegri sembra volerci dare lezioni di bipolarismo: non fai in tempo a dire che la Juve non è più quella di una volta che, due giorni dopo, la squadra resta a galla, vince e si riappropria della cima della classifica. In pochi giorni s’è passati da una Roma a -3 ad una Roma a pari punti e poi nuovamente sotto, ed è questo l’andazzo che mi auguro da ora sino alla fine del campionato. Le corse testa a testa, le sconfitte contro la Reggina, i 5 maggio, i pareggi a reti inviolate contro il Livorno, la stanchezza per la Champions, la conta dei punti, i gol di Antonini… ma ben venga tutto ciò, che diamine!

Noi staremo qui, buttati sul divano (chi c’è l’ha naturalmente, io ‘sti lussi non me li passo), con gli occhi incollati agli schermi (perché ormai andare allo stadio non si usa più e siamo tutti troppo pigri solo per pensarlo), con il bibitone accanto e le urla cacciate in gola, a vedere se qualcuno muore improvvisamente, chi sono i buoni e chi i cattivi, cosa succederà nella prossima puntata, a disperarci e a gioire, aspettando, finalmente, di capire chi sarà alla fine ‘sto maledetto Tizio che salirà sul Trono di Spade.

Winter is coming