Orbene, ci aspettava una settimana tranquillissima, senza sbornie, senza esagerazioni, quasi senza partite e senza tanti colpi di scena.
Ci si aspettava di “gustarsi” al massimo una Italia-Croazia di qualificazioni, sperando in un po’ di bel calcio (questo ormai sconosciuto, dato che è stato molto difficile finir di vedere tutta la partita) e qualche simpatico tafferuglio di gusto balcanico (quello mai disatteso, naturalmente). Poi una tristissima amichevole con la corazzata albanese, peraltro risolta da un gol di Okaka su assist di Bonaventura all’81’. Calcio sciampagn, signori.
Noia totale fino alla prossima giornata di campionato?
Invece no, ci ha pensato la solita pazza Inter a darci qualche articolo da leggere sulle homepage dei quotidiani sportivi, sulle pagine di facebook/twitter/instagram, sui forum. Ci ha pensato l’Inter a regalarci i botti stellari in una noiosa settimana da pausa Nazionale.
Infatti, come avevo cominciato a prevedere solo una settimana fa su queste pagine, alla fine il buon vecchio Mazzarri non ce l’ha fatta.
Cacciato, bastonato, mandato via, dimesso dall’incarico, licenziato.
Anzi no, licenziato ma con una buonuscita di 3 milioni all’anno per altri 2 anni, e lo chiamiamo fesso.
Amen, noi tutti ti auguriamo un buon anno sabatico ben pagato, caro Walter: forse ti servirà a rimettere a posto le idee e rilassarti dopo un anno e mezzo così. Magari tornerai più forte di prima, te lo auguro. Anche perché “più in basso di così c’è solo da scavare“, come diceva il buon Daniele Silvestri.
Ora, l’Inter che cambia allenatore è una cosa normalissima, quasi quotidiana, che ci accompagna da una vita. Come le elezioni, come la messa della domenica, come i film del ’93 su Italia 1 nel periodo natalizio, l’esonero dell’allenatore dell’Inter rallegra e accompagna le nostre giornate fin da bambini. Senza, la vita sarebbe un po’ più vuota, ne sono sicuro.
No, la novità è che, dopo anni di allenatori mediocri (Gasperini, Ranieri), troppo inesperti (Stramaccioni) od ossessionati fino alla morte coi loro schemi (Benitez, Mazzarri), pare che sulla panchina dell’Inter sia arrivato un allenatore degno.
Roberto Mancini. Un nome internazionale, in primis, come sarebbe normale per una società con un blasone simile. Un allenatore che ha vinto qualcosa, sia in Italia che fuori (e vincere una Premier League, sceicchi o no, non è cosa da poco). Un allenatore capace di cambiare modulo in corsa e adattare la squadra alle caratteristiche dei giocatori. infine, e non è cosa da poco, un allenatore simpatico al popolo interista, un allenatore che ha già trionfato in questa piazza e sa combatterne le pressioni, e infine, un allenatore che lo scorso anno, alla guida del Galatasaray, eliminò la Juve dalla Champions League. Per un interista è tanta carne al fuoco, sappiatelo.
Oltretutto, dopo anni di magra, la scelta di un allenatore di caratura europea come Mancini è una grande svolta, in tutti i sensi. Da un punto di vista prettamente economico, sembra andare contro ogni principio di fair-play finanziario, specie in un momento delicato come quello che sta vivendo l’Inter attuale: Mancini il prossimo anno percepirà ben 4 milioni di euro a stagione, e con un Mazzarri ancora in busta paga, l’operazione costerà ben 30 milioni nei prossimi anni. Cifre non da poco per chi fatica a fare un calciomercato competitivo e risanare i debiti societari. A volerla pensare bene, Thohir, se ha fatto quel che ha fatto, avrà in mente un qualche diabolico piano per sopravvivere: che si tratti di un aumento di capitale, o di austerity a gennaio, non è dato sapere. A volerla pensare male, l’Inter potrebbe avere fatto un passo più lungo della gamba. Certo è che un ennesimo esonero, accompagnato da altri fallimenti sportivi, sarebbe veramente letale.
Si sa, quando si gioca coi botti, è facile fare una brutta fine.
Tutto ciò ci proietta già al prossimo fine settimana, al fine settimana del Derby di Milano, quello che un tempo era probabilmente la stracittadina più importante ed emozionante di tutto il panorama calcistico (non ce ne vogliano i derby di Londra), e che ora non è altro che un misero cimitero di elefanti che cerca di riprendere un appeal ormai quasi del tutto perduto. Forse in questo blog risulto spesso eccessivamente nostalgico, ma fidatevi, le emozioni dei derby di Champions degli anni 2000 erano tutta un’altra parte di mondo. Tanto che ricordarsi i risultati degli ultimi anni risulta pure difficile, e pensare che l’ultima partita è stata decisa da un gol di Nigel De Jong risulta angosciante ai limiti del possibile.
Tant’è, non sono il solo a ricordare con romanticismo i tempi gloriosi che furono: pure su twitter i profili ufficiali delle due squadre di Milano si sono dati all’amarcord, con effetti di divertente e sportivo sfottò, unico esempio sano della penisola (difatti è il solo derby italiano in cui non ci si accoltella o si inneggia a Superga).
Se son botti, esploderanno.